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Joe Kubert |
Yossel: 19 aprile 1943 di Joe Kubert è un opera che tratta l’argomento della persecuzione nazista nei confronti del popolo ebraico (e non solo).
La veste grafica si presenta bene. Un cartonato “povero” quasi a
rispecchiare le atmosfere misere che si vivono leggendo la storia
all’interno; il cartoncino
della copertina, non essendo plastificata, è di facile
deteriorabilità, il semplice strusciare la base del volume su uno
scaffale potrebbe danneggiarlo.
La storia di per sé, la conosciamo tutti, ma stavolta il
protagonista è un giovanissimo ragazzo con un talento innato per il fumetto, unica fuga da un inferno sempre più opprimente e assurdo. Il ragazzo crea storie di superesseri che, miracolosamente,
sconfiggono il male, liberando i popoli oppressi e riportando nel mondo
la pace, ormai, compromessa per sempre. In questo modo, il giovane,
conquista la fiducia di un pugno di ufficiali nazisti, che gli chiedono
di disegnare superesseri svolazzanti con una svastica sul petto; il
tutto in cambio di un po’ di pane. Trasformando le sue fughe
dall’inferno in una triste convivenza con esso, in questo modo avrà
salva la vita al prezzo di vedere, però, gli altri morire!
In Yossel non esistono vignette le pagine sono una raccolta
di disegni senza chine, e scarsamente rifiniti, come
un diario disegnato di getto per fermare l’emozione, registrarne il
dolore, la miseria, la fuga mancata da un inferno nero come l’anima della
matita o del carboncino del piccolo artista.
Il paragone con Maus lo trovo, francamente, esagerato, qui si sente la volontà da parte dell’autore di lasciare un segno, ma a differenza di Un fax da Sarajevo, Yossel rimane una storia di fantasia anche se basata su fatti realmente accaduti: una sorta di cosa sarebbe successo se la mia famiglia non avesse lasciato L’Europa.
Il protagonista, insieme a pochi altri, cerca di resistere, anche con atti terroristici nei confronti dei soldati tedeschi:
bidimensionali con volti rugosi e gli occhi perennemente coperti
dall’ombra della visiera del cappello; ricordano quelli che
apparivano nelle tavole dell’eroico Capitan America, così malignamente pittoreschi, forniti spesso di monocolo e sigaro!
Addirittura in una scena, dove due uomini tentano di fuggire dal lager,
da gracilini e sofferenti che erano, nuotando in mezzo al fango, nudi
per non rimanere impigliati nel filo spinato, vedono "miracolosamente"
crescere i propri muscoli tipo Bruce Banner/Hulk, Deformazione professionale di un maestro come Kubert abituato a un disegno più di azione, e che, a differenza di un Eisner, denota maggiori difficoltà a interpretare l’uomo qualunque, quello sofferto, consumato da una vita triste e ai margini; al contrario, tra una pagina e
l’altra, in Yossel, ho intravisto vecchie glorie della Golden Age in borghese!
Yossel rimane un compendio assolutamente
straordinario, da un punto di vista grafico, che esprime al meglio le capacità artistiche
di un uomo che ha dato al fumetto, e continua a dare, grandissime
emozioni, con l’approccio tipico degli americani, che, anche, quando
trattano argomenti seri e imbarazzanti come la tragedia del popolo
polacco riescono a non appesantire l’opera con inutili disquisizioni
pseudointellettuali tipiche del nostro paese.
Consigliato a tutti coloro che cercano manuali sul fumetto occidentale,
soprattutto su come si abbozzano i disegni e si trasforma un’idea in
qualcosa di più concreto come un layout!
Joe Kubert, Yossel: 19 aprile 1943, pagine 128, cartonato, formato 17x26, Free books, euro 11,40.
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