All'inizio di questo mese di settembre è arrivato in fumetteria un nuovo fumetto proposto dall'editore Re Noir, un bel cartonato dal formato poco più che tascabile, disegnato dal francese Lewis Trondheim, e scritto in collaborazione con tal Bonhomme. Il titolo è Texas Cowboy, e come si può immaginare si tratta di una western-story.
Ho da poco finito di leggerlo e mi sento di consigliarlo.
Trondheim si cala nell'ambiente dei cowboy con uno spirito ironicamente postmoderno tratteggiando le vicende intrecciate di tanti antieroi (dimenticatevi il retto eroe rude e tutto d'un pezzo alla Tex Willer), banditi, prostitute, baristi e bari. Nessuno di questi numerosi personaggi si erge a protagonista, e tuttavia ciascuno di essi è sapientemente articolato in pochi tratti tanto da agganciarsi all'immaginazione del lettore nettamente riconoscibile e ben caratterizzato, senza il bisogno di soffermarsi troppo sull'approfondimento psicologico o sociale. Una qualità che ricorda certe opere corali del regista Robert Altman.
Lo storytelling, molto tradizionale e pulito offre una solida base a un racconto reso molto vivace e divertente grazie alla scelta di decostruire la linea narrativa, trasformando Texas Cowboys in una sorta di puzzle classico falsamente fuorviante, i cui pezzi non sembrano mai combaciare del tutto. Una struttura che mette un po' di pepe a temi e figure del genere western che sono ormai canoniche e forse un po' scontate.
Molto divertente il siparietto costituito a pagina 8, dal capo redattore stampa del Boston Newsweek, una specie di J. Jona Jameson in caricatura, che programmaticamente elenca gli elementi che ci si aspetta da un racconto western pulp, e che poi puntualmente verranno sciorinati nelle vicende successive.
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