Jean-Patrick Manchette è uno scrittore di quelli che alcuni critici definirebbero "di genere"; secondo Wikipedia il "reinventore" del
noir francese dagli inizi degli anni settanta fino ai novanta, quando ci ha lasciato. I suoi libri in Italia sono pubblicati da Einaudi. Dei suoi romanzi non ho mai letto nulla, ma questo fumetto, appena uscito in fumetteria, tratto dall'ultimo che iniziò a scrivere (e non finì),
La principessa di sangue, mi ha messo sulle papille gustative una gran voglia di farlo.
Come dicevo, la morte non permise all'autore di sviluppare narrativamente
il finale di questa storia, che resta tuttavia delineato chiaramente negli appunti dello scrittore. A completare la sceneggiatura per la versione a fumetti ci ha pensato Doug Headline, che poi non è altro che lo pseudonimo di un altro Manchette, Tristan: il figlio ed erede.
In una narrazione in cui la violenza della piccola e della grande storia si mescolano in una sintesi essenziale, colpiscono soprattutto i personaggi
straordinari e spietati che la animano; dai protagonisti alle comparse, tutti lasciano il segno. Sono loro, caratterizzati abilmente anche con pochi tratti, che rendono avvincente la lettura delle 150 pagine che compongono questo romanzo a fumetti. I disegni del veterano Max Cabanes non aggiungono nulla: "corretti" e professionali sorreggono senza imporsi una storia d'azione secca, tesa e violenta, che resta comunque il punto forte del fumetto. Nell'insieme una buona lettura soprattutto perché rivela e suggerisce un "capolavoro" che probabilmente sta altrove: nell'ultimo romanzo scritto da Manchette.
La principessa di sangue. Di Manchette-Cabanes. Edizioni Bd. € 18.
Se esiste un saggio davvero interessante che narra la storia di un fumetto, senz'altro lo è quello dedicato all'
Eternauta pubblicato dall'editore 001:
Memorie dell'Eternauta.
Fernando Ariel Garcìa e Hermàn Ostuni raccontano il processo creativo e la vita editoriale del capolavoro di Oesterheld e Solano-Lopez, e dei suoi epigoni. E lo fanno mettendo in luce innanzitutto la dimensione politica e sociale di quest'opera fondamentale; non solo un classico della storia artistica della nona arte, ma un messaggio alla coscienza civile e democratica di un paese politicamente martoriato come l'Argentina (e non solo). Ne è drammatica testimonianza il destino subito da uno dei due autori, Oesterheld, vittima
desaparecida della dittatura militare. In onore di questo grande uomo una copia dell'Eternauta non dovrebbe mancare in nessuna biblioteca pubblica (tempo fa un bibliotecario proprio della mia piccola Collegno passò in fumetteria per vederla).
Un osservazione: mi ha sorpreso come le interpretazioni politiche sviscerate dai due autori del saggio, e riferite al contesto storico e geografico di un sudamerica depredato da un neocolonialismo di matrice nordamericana e multinazionale, finiscano per adattarsi perfettamente alla situazione storica attuale; in cui, non nazioni "in via di sviluppo", ma interi strati sociali della popolazione mondiale diventano vittime sacrificali di un sistema globale dominato da quello che il sociologo Luciano Gallino ha felicemente definito
finanzcapitalismo. Juan Salvo, Favalli e l'operaio Franco, seguendo le suggestioni scaturite dalla lettura di questo intenso saggio, si sono trasformati ai miei occhi in resistenti
indignados costretti a subire e fronteggiare l'invasione e la violenza degli
Ellos spersonificati e invisibili del sistema finanziario globale. Una lotta tra chi pensa di poter proclamare i diritti della propria umanità e la minoranza privilegiata che vorrebbe trasformare tutti gli altri in
uomini-robot funzionali al sistema.
All'inizio di questo secolo l'Argentina fu vittima di un impoverimento delle classi medie e di un drammatico
default di cui le ricette neoliberiste, la distruzione dello stato sociale, la precarizzazione del lavoro, la privatizzazione dei servizi non furono la soluzione, bensì le cause. E noi, dieci anni dopo...?
Memorie dell'Eternauta. Di F. Ariel Garcìa e H. Ostuni. Edizioni 001. € 18.
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